Testo critico di Flaminio Gualdoni

2002

Donatella Baruzzi’ s “Column” suggests many concept and emotions, with lucid intellectual levity.

It’s a totem and founding act but at the same time it’s a score, an inner language code that doesn’t suggest the famous Lacan’s expression “a cryptogram takes on its full dimension only when it’s in a lost language”

As much as Glauco (Baruzzi) man of the same generation, was able to mediate between historicity of Art – that is much more then passive notion of tradition- and radical modern value, likewise Donatella takes on modes proper of the modern era but in a fundamental “a rebours”: to rediscover the first value of art, the source, to move up with supreme and outdated attitude to a primary value

To stay inside and out, the relation between horizon and the sky, and mostly that rhythmic cadence of signs, that speeds up till a pleasant and gentle collision.

Much sense, Donatella inserts, in a formal act deliberately first, essential and precise.

2002

La colonna di Donatella Baruzzi evoca molte cose, con lucida levità intellettuale.

È totem e atto fondativo, ma insieme partitura, partitura di una lingua che non può far sorgere alla mente la famosa espressione di Lacan:

“un crittogramma assume tutte le sue dimensioni solo quando è quello di una lingua perduta”.

Tanto quanto Glauco (Baruzzi), uomo della sua generazione, ha saputo mediare tra storicità dell’arte – che è ben di più della nozione passiva di tradizione – e valore radicale del moderno, altrettanto Donatella assume modi del fare moderno ma in un fondamentale “à rebours”: a ritrovare, dell’arte, i valori primi, sorgivi, a rimontare con sovrana inattualità a un valore originario.

Lo stare, in dentro/fuori, il rapporto tra orizzonte e cielo, e soprattutto quella cadenza ordinata di segni, che accelera sino a una dolce collisione.

Molto senso, immette Donatella, in un atto formale deliberatamente primo, essenziale, preciso.