2022
Textures and Subtle Weaves
A meeting/re-encounter in the name of two beloved figures, belonging to the history of both: Alfonso F. Grassi, my partner for decades and Glauco Baruzzi, master of Fresco at the Castello Sforzesco School in Milan, father of Donatella, always admitted/quoted by Alfonso, just as Alfonso was Donatella’s tutor, in one of her training xperiences at the MID design studio.
Subtle plots and interweaving of news and history, dating back many years ago, never faded in the memory and in the heart of Donatella and mine. And then, few years ago, I asked her a short text, published in 2019, for L’Alfonso, uomo, designer, artista dalle grandi passioni (Alfonso, man, designer, artist with great passions), to remember, with the voices of many friends, the human and professional journey.
And to better know Donatella and her artistic practice, her presence at “Sono tazza di te!” (an exhibition I curated with Patrizia Sacchi), with an interesting piece in gres happily hand-modeled and glazed in yellow gold, a sculpture cup entitled Sahara 15°E30’ 26°N41’, the coordinates of the place where Bedouins and Tuareg find those extraordinary sedimentary formations, in the desert countries, those desert roses that guided / suggested our ceramist the development of a three-dimensional sketch which was then realized in an intriguing single piece.
In her DNA, of course, artistic research: she grew up amidst colors, clay, painting, and sculpture. But I don’t think the figure of Glauco/dad was a bulky presence: a sensitive, eclectic and shy artist, also in the chair at the Brera Academy of Fine Arts, where he had been a pupil of Funi and had met his future wife, Serenella Tonini, who also made ceramics her own expressive medium.
“Professor” Baruzzi, often cited by Alfonso, Gianfranco Laminarca and Alberto Marangoni (the three of the MID) for his affectionate “care” of the three, at that time, I believe, poorly disciplined pupils. Always mentioned is the “adventure” of a restoration in San Vincenzo in Prato in Milan and the graffiti for a small church of Podere Torianelli, near Caminiano (Crema), which several times we tried to find again with Alfonso.
Art school, then, for Donatella (“apprentice”! At the MID, also) and the Academy of Fine Arts of Brera, but then Faenza, city of ceramics, to refine modeling, firings, glazes: Emidio Galassi, Giovanni Cimatti and Mirco Denicolò, among her “masters.” And to become herself a teacher, and not only in her atelier but also in her personal journey through the lands.
In total freedom, as for her “sculptures” where we find graphic elements albeit threedimensional and also works on commission: portraits, bas-reliefs (in 1992, six large pieces designed by Glauco), panels, columns and luminous lamps in terracotta, tables, tiles… prototypes and mass production.
And so to face the most disparate themes and types, such as, for example, for “Book Object”, an exhibition of artist’s books: she designs and creates Icaro, in modeled porcelain paste, the writings with high-focus colors (2018), as well as Gayatri Mantra, that hymn to Savitur, the God of the sun, exquisite porcelain “parchment” (2021).
Glauco Baruzzi himself presents her first solo exposition, in 1993, where she exhibits a Tribute to Magritte, Apples imprisoned in transparent casings, Fragments of ‘Nature’, Small Incinerated ‘Still Life’ works and comments on how Donatella “discovered the magic world of ceramics: activities that require a commitment of continuous research, full of ‘pathos’, in which she naturally finds the solutions to multiple technical problems, typical of this ancient Art-Handicraft, which can happily combine usefulness with aesthetic value.”
That ductility of ceramics, then, that Donatella knows how to “bend” to her grammar and syntax, allowing her inventive creativity – between classicism and modernity – and her technical competence to reach happy expressive balances.
Art, craftsmanship, design: in her ArtiLab, she not only designs and teaches but also organizes workshops under the banner of technology and hosts events, to combine different “doings” that still fall within her creative interests.
“Plots and subtle intertwining” in her daily activity; “Textures, intertwining, thin thicknesses” in the dialogue of the materials she uses; “Plots, textures, agreements” in the complementarity of the chromatic relationships that she unravels; “Textures, weaves in ceramic and fabric, painting and embroidery” even when engaging in Textile art … and always with loving “care” for the smallest details.
Raw materials and refined materials: ceramic fragments, thread spikes, pictorial fantastic intuitions – lines, colors, masses, values and tones – to build thoughtful and balanced formal ensembles.
If Donatella pays an “industrious, feminine attention to juxtaposing fragments, marking with the thread, embroidering, composing suggestions and emotions”, just as much “attention” must be paid to observing her works: to look at them, of course, but then, above all, to read them.
2022
Trame e sottili intrecci
Un incontro/reincontro all’insegna di due figure care, appartenenti alla storia di entrambe: Alfonso F. Grassi, mio compagno per decenni e Glauco Baruzzi, docente alla Scuola d’affresco del milanese Castello Sforzesco, padre di Donatella, sempre ricordato/citato da Alfonso, così come Alfonso è stato tutor di Donatella, in una sua esperienza formativa allo studio MID design.
Sottili trame e intrecci di cronaca e storia, a datarsi tanti tanti anni fa, mai sbiaditi nella memoria e nel cuore di Donatella e mio. Ed allora, eccomi a chiederle, qualche anno fa, un breve testo per quel L’Alfonso, uomo, designer, artista dalle grandi passioni che nel 2019 ho dato alle stampe per ricordarne, con le voci di numerosissimi amici, il percorso umano e professionale.
E a conoscere meglio Donatella poi, e la sua pratica artistica, la sua presenza a “Sono tazza di te!” (una mostra che ho curato con Patrizia Sacchi), con un interessante pezzo in grès, felicemente modellato a mano e smaltato in giallo oro, una tazza scultura intitolata Sahara 15°E30’ 26°N41’, le coordinate del luogo dove Beduini e Tuareg trovano quelle straordinarie formazioni sedimentarie, nei paesi desertici, quelle rose del deserto che hanno guidato/ suggerito alla nostra ceramista la messa a punto del bozzetto tridimensionale che si è poi concretizzato in un intrigante pezzo unico.
Nel suo DNA, ovvio, la ricerca artistica: è cresciuta a pane e colori, pane e argilla, pane e pittura, pane e scultura. Ma non credo sia stata una figura ingombrante, quella di Glauco/papà: artista sensibile, eclettico e schivo, in cattedra anche all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove era stato allievo di Funi ed aveva conosciuto la sua futura moglie, Serenella Tonini, che ha fatto anch’ella della ceramica il proprio medium espressivo.
Il “prof.” Baruzzi spesso citato da Alfonso, Gianfranco Laminarca e Alberto Marangoni (i tre del MID) per la sua affettuosa “cura” dei tre, allora, credo, poco disciplinati allievi.
Sempre citata l’“avventura” di un restauro in San Vincenzo in Prato a Milano e i graffiti per una chiesetta del Podere Torianelli, in quel di Caminiano (Crema), che più volte proprio con Alfonso si è cercato di ritrovare.
Liceo artistico, allora, per Donatella (“apprendista”! anche al MID) e l’Accademia di Belle Arti di Brera, ma poi Faenza o della ceramica, a raffinare modellato, cotture, smalti: Emidio Galassi, Giovanni Cimatti e Mirco Denicolò, tra i suoi “maestri”. E a diventare a sua volta poi docente, e non solo nel suo atelier, in questo suo percorso tra le terre.
In totale libertà, come per le sue “sculture” dove si ritrovano elementi grafici sia pur tridimensionali, e anche opere su commissione: ritratti, bassorilievi (nel 1992, ben sei grandi pezzi su disegno di Glauco), pannelli, colonne e lampade luminose in terracotta, tavolini, piastrelle… prototipi e produzioni di serie.
Ad affrontare così temi e tipologie le più disparate, come, ad esempio, per “Oggetto libro”, mostra di libri d’artista: progetta e realizza Icaro, in pasta di porcellana modellata, le scritte con colori a gran fuoco (2018), nonché Gayatri Mantra, quell’inno a Savitur, il Dio del sole, squisita “pergamena” in porcellana (2021).
Proprio Glauco Baruzzi presenta la sua prima personale, nel 1993, dove espone un Omaggio a Magritte, Mele imprigionate in involucri trasparenti, frammenti di ‘Natura’, piccole ‘Nature Morte’ incenerite e commenta come Donatella “ha scoperto il magico mondo della ceramica: attività che richiede un impegno di continua ricerca, carico di ‘pathos’, nel quale lei trova con naturalezza le soluzioni a molteplici problemi tecnici, propri di quest’antichissima arteartigianato, che può felicemente unire l’utilità al valore estetico”.
Quella duttilità della ceramica, allora, che Donatella sa “piegare” alla sua grammatica e sintassi, permettendo alla sua inventiva creatività – tra classicità e modernità – e alla sua competenza/sapienza tecnica di raggiungere felici equilibri espressivi.
Arte, artigianato, design: nel suo ArtiLab, non solo progetta e insegna ma organizza anche workshop all’insegna della tecnologia e ospita eventi, per mettere in sinergia diversi “fare” che comunque rientrano nei suoi interessi creativi.
“Trame e sottili intrecci” nella sua attività quotidiana; “trame, intrecci, sottili spessori” nel dialogo dei materiali che utilizza; “trame, intrecci, accordi” nella complementarità dei rapporti cromatici che dipana; “trame, intrecci in ceramica e tessuto, pittura e ricamo” anche quando si cimenta con la Textile art… e sempre con un’amorosa “cura” dei più piccoli dettagli.
Materiali grezzi e materiali raffinati: frammenti ceramici, gugliate di filo, pittoriche intuizioni fantastiche – linee, colori, masse, valori e toni –, per costruire meditati ed equilibrati insiemi formali.
Se Donatella pone un’“attenzione operosa, femminile, nell’accostare frammenti, segnare col filo, ricamare, comporre suggestioni ed emozioni”, altrettanta “attenzione” si deve porre nell’osservare i suoi lavori: per guardarli, certo, ma poi, soprattutto, per leggerli.